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Dominati in continua alternanza da poteri cattolici, musulmani e ortodossi, gli abitanti della Bosnia-Erzegovina si erano per un certo periodo abituati alla varietà culturale e religiosa.

Nel 1991 i serbi iniziarono a formare alcune "regioni autonome", definendo i confini senza consultare le altre nazionalità (croati e "musulmani"-bosniaci).

La Bosnia e Erzegovina organizzò un referendum sulla questione della sovranità.

La dichiarazione di sovranità bosniaco-erzegovinese, il 15 ottobre del 1991, venne seguita da un referendum per l'Indipendenza dalla Jugoslavia nel febbraio del 1992; in essa confluivano i gruppi etnici bosniaci-musulmani e croati.

Nel 1992, i serbi bosniaci ultra-nazionalisti mandarono in frantumi l'armonia sociale del paese con l'appoggio dell'esercito federale e degli ufficiali serbi di Belgrado.

La tripla guerra civile che ne conseguì vide scontrarsi uno contro l'altro gli slavi musulmani, i serbi ortodossi e i croati cattolici che fino ad allora avevano convissuto e che fanno tutti parte dello stesso ceppo slavo meridionale.

La guerra ha distrutto le infrastrutture del paese, costretto milioni di persone a vivere nella condizione di profughi e i contendenti possono vantarsi di aver introdotto la terribile espressione "pulizia etnica" nel moderno vocabolario mondiale.

L'Accordo di Dayton del 1995 divide la Bosnia-Erzegovina in maniera grossomodo uguale tra la Federazione di Bosnia ed Erzegovina e la Repubblica Serba serbo-bosniaca.

La guerra è finita e i turisti sono tornati a visitare la Bosnia-Erzegovina, ma ci vorranno anni per risanare le ferite e perché il paese possa di nuovo accogliere un buon flusso turistico.

Il paese si trova subito a est del mare Adriatico e confina a nord, sud e ovest con la Croazia, e a est con la Serbia e il Montenegro.

Ha anche uno sbocco al mare sull'Adriatico, di soli 20 km e compreso nelle acque territoriali della Croazia.

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Bosnia-Erzegovina